Il nuovo membro dello workers degli Azzurri: “Ci sono pochi posti dove giocare più difficili di Samoa e Tonga. Abbiamo la fortuna di avere dietro atleti come Menoncello, Brex, Ioane, Lynagh, tutti veloci e fisici, e poi una terza linea giovane, potente e altrettanto rapida”
Il tour estivo dell’Italia, che sfiderà Samoa, Tonga e Giappone nel mese di luglio, sarà ancora l’occasione per vedere all’opera il nuovo allenatore della difesa, Richard Hodges, subentrato all’uscente Marius Goosen dopo un anno alle Zebre. Nel corso di una lunga intervista al sito ufficiale del Sei Nazioni, Hodges ha raccontato gli obiettivi che gli Azzurri si sono posti a breve e a lungo termine: “Quello che mi esalta soprattutto è l’età media del gruppo azzurro, con giocatori che dovrebbero essere in grado di arrivare alla prossima Coppa del Mondo con 40-50 caps e poter così provare per la prima volta il passaggio ai quarti di finale e oltre. E bisogna poi continuare quanto già fatto per quanto riguarda il rispetto che l’Italia si sta sempre più guadagnando da parte delle altre squadre, soprattutto nel Sei Nazioni”.
Intanto, però, bisogna affrontare 3 squadre molto ostiche: “Ci sono pochi posti dove è più difficile andare rispetto a Samoa e Tonga e sono formazioni che spesso siedono allo stesso tavolo delle grandi potenze del rugby internazionale. Saranno per tutti sfide dure dal punto di vista fisico ed emotivo. Sul secondo aspetto, credo che l’Italia abbia ottime capacità, mentre per quanto riguarda l’aspetto fisico dovremo apportare qualche piccolo accorgimento nel gioco per poter affrontare questo tipo di squadre che fanno proprio di questo il loro punto di forza. Sono comunque ottimista: l’Italia è la squadra che ha vinto nell’ultimo Sei Nazioni il maggior numero di turnover (17), quindi uno dei nostri obiettivi sarà quello di mettere nei punti d’incontro i nostri elementi di peso e recuperare palla il prima possibile”.
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Il “maestro” Shaun Edwards
Hodges ha anche ricordato uno dei suoi “maestri”, Shaun Edwards, che period allenatore della difesa del Galles quando lui si occupava del settore giovanile gallese lavorando con Underneath 18 e Underneath 20. Proprio da lui Hodges ha imparato un aspetto fondamentale che vuole trasferire al gruppo azzurro: “Da lui ho imparato alcuni aspetti chiave che ancora oggi cerco di applicare nel mio lavoro quotidiano. Penso di poter portare alla nazionale italiana un certo livello di responsabilità, fiducia e semplicità. Vorrei che ciascun giocatore avesse un solo compito e che lo realizzasse nel miglior modo possibile, così da poter garantire nell’insieme la efficiency collettiva più efficace. So che ci attendono delle montagne russe in cui ci saranno giorni buoni e altri meno, ma dobbiamo sempre tenere a mente il piano generale”.
Difendere meno, difendere meglio
Come già sottolineato da Quesada durante il Sei Nazioni, sarà importante fare in modo che l’Italia debba trovarsi a difendere il meno possibile, avendo più possesso e concedendo meno palloni agli avversari: “Come allenatore speri di non vedere la tua squadra dover fare così tanti placcaggi, perché ciò significa che per la maggior parte del tempo hai difeso e la palla period agli avversari, mentre la bellezza del rugby e il motivo per cui noi tutti giochiamo è quello di attaccare, di divertirci con il pallone e segnare mete. Dobbiamo, quindi, rovesciare queste statistiche di possesso e territorio e ciò è naturalmente legato anche al nostro gioco al piede. Dal punto di vista statistico, comunque, molti dei dati negativi arrivano dalle prime due partite contro Inghilterra ed Irlanda. Se dividessimo il torneo in due parti, la seconda contro Francia, Scozia e Galles evidenzia una crescita notevole e dipinge un quadro ben diverso delle efficiency dell’Italia. Dobbiamo ripartire da qui, dalla velocità di salita, che forse può essere ulteriormente migliorata, dalla struttura, dalla fisicità messa in campo in queste ultime partite”.
I nomi
Hodges si è poi sbilanciato facendo anche dei nomi sui quali punta particolarmente per impostare la sua difesa: “La difesa va sempre pensata in base al tipo di giocatori che hai a disposizione. Abbiamo la fortuna di avere dietro atleti come Menoncello, Brex, Ioane, Lynagh, tutti veloci e fisici, e poi una terza linea giovane, potente e altrettanto rapida, per cui la velocità sarà sicuramente un elemento chiave nella nostra strategia, assieme al gioco al piede, ripartendo dalle solide basi che già ci sono e cercando appunto, come già detto, di dover difendere meno”.
Proprio il gioco al piede si collega alla necessità di difendere meno: “Il lavoro sul gioco al piede con Philippe Doussy è stato chiaramente evidente nel Sei Nazioni. Un giocatore come Garbisi rappresenta un ottimo profilo dal punto di vista dell’età e dell’esperienza verso il 2027, è un atleta forte e che si mette davanti in prima persona in molte situazioni. Possiamo comunque avere la possibilità di provare altre soluzioni, vedi Marin che è tornato in campo nell’ultimo periodo a Treviso, e poi abbiamo la fortuna di avere calciatori di destro, ma anche mancini come advert esempio Pani. Ci sono piccoli miglioramenti che possiamo fare su questo aspetto e riuscire advert essere più efficaci in attacco, così come nella gestione arbitrale e poi continuare tutto quello che riguarda il lavoro nel turnover e nel recupero veloce dei palloni”.
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